
Cari colleghi ingegneri e architetti, quante volte vi siete trovati a brancolare nel buio, in attesa di un parere dalla Soprintendenza che sembra non arrivare mai? O, peggio, che arriva con un ritardo clamoroso, mettendo a rischio le tempistiche dei vostri progetti? Beh, una recente sentenza del TAR Campania (la n. 4406 dell’11 giugno 2025) ci offre una chiave di lettura fondamentale e, potenzialmente, una nuova strategia.
Questo non è un tecnicismo da legulei, ma una regola pratica che può sbloccare le vostre pratiche. Vediamo subito il punto cruciale.
Il Dilemma del Parere Tardivo: Niente Silenzio-Assenso, Ma…
Mettiamoci nei panni di tutti i giorni: avete un cliente che deve realizzare un intervento in un’area vincolata. Presentate la richiesta di compatibilità paesaggistica (art. 167 del Codice dei Beni Culturali), il Comune la trasmette alla Soprintendenza e, per legge, quest’ultima ha 90 giorni di tempo per esprimere il suo parere. Questo termine è perentorio, cioè va rispettato.
Fino a poco tempo fa, c’era spesso confusione: se la Soprintendenza non risponde entro 90 giorni, si forma il silenzio-assenso? La risposta è no. Il TAR lo conferma: nei procedimenti paesaggistici non si applica la logica del “silenzio-assenso” tra enti pubblici. La Soprintendenza ha un potere “speciale” e vincolante in questa materia.
Ma qui arriva la buona notizia, la vera svolta della sentenza: se il parere della Soprintendenza arriva oltre i 90 giorni, quel parere perde la sua efficacia vincolante per il Comune!
Esempio Concreto: Immaginate il Vostro Progetto
Pensiamo a un caso tipico:
- Scenario 1 (Prassi Comune): Presentate la pratica. La Soprintendenza risponde con un parere negativo dopo 120 giorni. Il Comune, ricevendo questo parere, nega il permesso al vostro cliente, semplicemente citando il parere negativo. Questo, secondo la sentenza, è illegittimo! Il Comune non può basarsi solo su un parere arrivato tardi.
- Scenario 2 (Come dovrebbe Funzionare): Presentate la pratica. La Soprintendenza non risponde entro 90 giorni, o risponde dopo 120 giorni con un parere negativo. Il Comune, a questo punto, non è più obbligato a seguire quel parere. Deve fare una valutazione sua, autonoma e dettagliata, spiegando perché l’intervento è (o non è) compatibile con il paesaggio, ignorando (o comunque non vincolandosi a) il parere tardivo. Se il Comune nega il permesso, deve darvi delle motivazioni nuove, specifiche e sue, non solo “la Soprintendenza ha detto no”.
La sentenza ha infatti annullato un diniego comunale proprio perché si basava solo sul parere tardivo della Soprintendenza, senza una propria e adeguata valutazione.
Cosa Significa Questo per la Vostra Attività?
Questa decisione ha un impatto diretto sul vostro lavoro di progettisti:
- Monitorate i Tempi con Precisione: Diventa fondamentale tenere traccia della data di invio della pratica alla Soprintendenza e contare i 90 giorni. Se il parere arriva dopo, siete già in una posizione di forza.
- Preparatevi a Contestate Dinieghi Deboli: Se il vostro cliente riceve un diniego basato unicamente su un parere della Soprintendenza arrivato in ritardo, sapete che c’è una solida base per un ricorso. Non è più “la Soprintendenza ha sempre ragione” in caso di ritardo.
- Suggerite la “Diligenza” al Comune: Se notate il ritardo, potete far presente al Comune che, in assenza di un parere tempestivo, deve procedere autonomamente alla valutazione, senza aspettare un parere che, se arriverà, sarà comunque “depotenziato”.
In sintesi, la burocrazia ha delle regole, e queste valgono per tutti. Quando la Soprintendenza non rispetta i termini, il suo parere perde il suo “potere di veto” assoluto. Questo vi offre un nuovo strumento per affrontare le lungaggini e le incertezze, permettendovi di consigliare al meglio i vostri clienti e di portare avanti i progetti con maggiore consapevolezza.
