
Il caso, riportato da Edilportale, conferma che il parere tardivo resta valido, ma non vincolante. Vediamo cosa significa e quali sono le implicazioni pratiche per tecnici e amministrazioni.
Un’importante sentenza del Consiglio di Stato ha chiarito un tema ricorrente in materia di autorizzazione paesaggistica: cosa succede se la Soprintendenza rilascia il parere oltre i termini previsti?
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Cosa succede se la Soprintendenza risponde in ritardo?
Secondo la sentenza del Consiglio di Stato n. 2487/2023:
- Il parere espresso oltre i 45 giorni (termine perentorio ex art. 146 del D.Lgs. 42/2004) è comunque efficace;
- Tuttavia, non è vincolante per il Comune;
- Il Comune può decidere autonomamente, ma deve motivare adeguatamente la propria scelta.
Quali obblighi ha il Comune?
L’Amministrazione comunale ha due opzioni:
1. Ignorare il parere tardivo
È possibile, ma serve una motivazione autonoma. Il Comune deve spiegare perché considera l’intervento compatibile, tenendo conto degli aspetti paesaggistici, urbanistici e dell’interesse pubblico.
2. Accogliere il parere
Anche in questo caso, non basta richiamarlo. Serve un atto motivato che giustifichi la scelta, evidenziando le valutazioni svolte in modo indipendente.
Parere tardivo e silenzio-assenso
La disciplina del silenzio-assenso prevista dall’art. 17-bis della L. 241/1990 si applica anche alle autorizzazioni paesaggistiche. Questo implica che se la Soprintendenza non si esprime entro il termine, il procedimento può comunque proseguire senza blocchi.
Esempio pratico
Un Comune riceve un parere negativo della Soprintendenza dopo 50 giorni. Può:
- Valutarlo e decidere di non accoglierlo, motivando in modo autonomo l’approvazione del progetto;
- Accoglierlo, ma solo con un’istruttoria che giustifichi l’adesione in base a elementi oggettivi e non per automatismo.
Conclusione
Il parere tardivo della Soprintendenza non è un ostacolo insormontabile. La sentenza del Consiglio di Stato riconosce maggiore autonomia ai Comuni, a patto che vi sia una motivazione seria e documentata.
Questo orientamento rafforza la certezza del diritto e riduce i rischi di blocchi amministrativi non giustificati. Per i tecnici e i progettisti, si apre la possibilità di difendere con più forza gli interessi del committente, anche di fronte a pareri negativi tardivi.
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